San Severino Marche ospita, dal 12 luglio al 19 ottobre 2025, l’ultima e significativa tappa della mostra itinerante “Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede”.
Dopo aver incantato il pubblico a Roma, Ascoli Piceno e Ancona, l’esposizione si conclude nel Piano Nobile del Palazzo Comunale, affacciato sulla suggestiva piazza Del Popolo, con un percorso che unisce spiritualità e bellezza.
Promossa da Anci Marche e dal Pio Sodalizio dei Piceni, con il sostegno della Regione Marche, del Ministero della Cultura e di numerosi enti locali, con il patrocinio della Fondazione Marche Cultura, la mostra rappresenta un’occasione unica per ammirare capolavori rinascimentali restituiti al pubblico grazie a importanti interventi di restauro.
L’arte che resiste
Il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, sottolinea: «La mostra rappresenta un simbolo tangibile della resilienza e della determinazione delle nostre comunità nel preservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale colpito dal sisma. Le opere esposte, tra cui importanti capolavori, testimoniano non solo la ricchezza artistica delle Marche, ma anche l’impegno profuso nel loro restauro e nella loro restituzione alla collettività».
Curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, l’esposizione si inserisce nel più ampio dibattito sulla “restanza”, evocata dal senatore Guido Castelli, Commissario alla Ricostruzione Sisma 2016: «La restanza non è sinonimo di ‘restare’. Non si resta o si fugge: si resta e si fugge. Nella ‘restanza’ c’è un movimento e una radice, c’è un viaggio dentro e un viaggio fuori».
E aggiunge: «Le grandi tragedie, come il terremoto, aiutano spesso a capire meglio le cose, sé stessi e ciò che ci appartiene (e a cui apparteniamo). In questo l’arte aiuta. L’arte è sempre un viaggio».
L’identità culturale come ponte tra passato e futuro
Il patrimonio artistico colpito dal terremoto del 2016 è per Castelli una «prodigiosa sintesi» del territorio e delle sue comunità. Non si tratta di nostalgia, ma di rigenerazione:
«Non c’è nostalgia o compiacimento di qualcosa che è stato perduto e che si vorrebbe recuperare – invano – ma c’è la consapevolezza che in quello che si è perso si produce qualcosa di nuovo, per tutti».
La mostra diventa così, nelle parole del Commissario, «uno di quei ‘ponti’ che Papa Francesco reclamava nell’azione dell’uomo».
Un progetto collettivo per valorizzare il patrimonio
Anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha evidenziato il valore culturale e simbolico della mostra:
«È molto più di un evento espositivo, ma l’occasione per scoprire attraverso le opere d’arte i meravigliosi territori del nostro entroterra, duramente colpito dal sisma del 2016. Questo progetto rappresenta un segno concreto e tangibile della volontà collettiva di recuperare, proteggere e soprattutto valorizzare il patrimonio culturale che è stato danneggiato».
E prosegue:
«Ogni opera restaurata porta con sé non solo una bellezza artistica inestimabile, ma anche il racconto delle storie e delle tradizioni che legano indissolubilmente le comunità marchigiane ai loro luoghi d’origine, rafforzando il legame tra l’arte e i Cammini della Fede, itinerari spirituali che attraggono migliaia di visitatori».
Il presidente di Anci Marche, Marco Fioravanti, ha ribadito l’importanza di non disperdere questo patrimonio:
«Grazie al grande impegno di Anci Marche e del Pio Sodalizio dei Piceni… Non solo si sono recuperate tante opere che rappresentano la storia e la cultura della nostra comunità ma si sono realizzati eventi espositivi che hanno prodotto una significativa valorizzazione e promozione del territorio».
I capolavori restaurati
Tra le opere esposte spiccano:
- Il trittico di Valle Castellana di Carlo Crivelli, di cui è stata recuperata la preziosità degli smalti
- Il Cristo sul sepolcro di Pietro Alamanno
- Il polittico di Funti di Nicola Filotesio detto “Cola dell’Amatrice”
- Il San Rocco del palazzo comunale di Caldarola
- Dipinti seicenteschi di Giuseppe Puglia e Ludovico Trasi
- Una monumentale pala d’altare del fiorentino Cesare Dandini
Tutti capolavori che hanno riacquistato luce e forza espressiva grazie al lavoro accurato di restauratori e tecnici marchigiani, che hanno scelto di «restituire continuità alle immagini, pur non nascondendo lo stato di degrado della pellicola pittorica».
Un’eredità da resitituire
Come ricordano i curatori, il terremoto ha causato «danni materiali e immateriali, determinanti per la disgregazione dell’identità stessa di una vasta area». La mostra nasce per contrastare questo effetto, selezionando opere che provengono dai territori colpiti e che si trovavano lungo i percorsi dei pellegrini.
L’allontanamento delle opere aveva generato apprensione tra i cittadini. Era dunque fondamentale «far ritornare alla luce l’eredità di quella gente».
«È un dovere perché l’arte, in quanto rappresentazione estetica della bellezza, ha il potere di sollevare, di alleviare e di curare le ferite, materiali e spirituali, della natura umana. Ma al contempo è capace di dare un contributo fondamentale alla rinascita e alla crescita».
Informazioni per i visitatori
La mostra “Rinascimento marchigiano” è visitabile presso la Galleria d’Arte Moderna “Filippo Bigioli” del Palazzo Municipale di San Severino Marche.
Orari di apertura:
- Martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 15:00 – 18:00
- Sabato: 10:00 – 13:00 e 15:00 – 18:00
- Domenica e festivi: 11:00 – 19:00
Un’occasione unica per scoprire capolavori salvati dalle macerie e per riflettere sul valore profondo dell’arte come strumento di rinascita e identità collettiva.